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domenica 6 febbraio 2011

La vera storia del conte Dracula difensore dell europa cristiana!

15/01/2011


LA VERA STORIA DEL CONTE DRACULA. Il Conte Dracula, il vampiro sanguinario. Questo è ciò che ci ha consegnato la letteratura. Ma la storia racconta un’altra storia, altrettanto e forse più crudele. Quella del voivoda Vlad Tepes figlio di Dracul, sovrano di Transilvania, noto come l’impalatore. Difensore dell’Europa cristiana contro i musulmani turchi e, oggi, eroe nazionale in Romania.






Di Costel Antonescu



“Ecco la storia crudele e terribile di un uomo selvaggio e assetato di sangue, Dracula il voivoda. Di come impalò e arrostì i turchi, ladri e traditori, e li fece a pezzi come cavoli. Arrostì anche bambini e costrinse le madri a mangiarli. Molte altre cose sono scritte in questo libello, anche sulla terra su cui regnò” (Storia del voivoda Dracula, Norimberga, 1499).
“È un uomo di corporatura robusta e d’aspetto piacente che lo rende adatto al comando. A tal punto possono divergere l’aspetto fisico e quello morale dell’uomo!” (Papa Pio II)





Vlad III di Valacchia (Sighisoara, 2 novembre 1431 - ? dicembre 1476) fu voivoda (principe) di Valacchia: nel 1448, dal 1456 al 1462 ed infine nel 1476. Figlio di Vlad II Dracul, era noto come Vlad Tepes (Vlad “l’Impalatore” in lingua rumena). Negli anni della Caduta di Costantinopoli, combatté a più riprese contro l’avanzata dell’Impero ottomano nei Carpazi, provocando le ire del sultano Maometto II. Entrato in conflitto con il Regno d’Ungheria, allora retto da Mattia Corvino, venne imprigionato nel 1462 dal sovrano ungherese e ritornò al potere dopo un decennio come suo vassallo. Venne ucciso in circostanze misteriose nel 1476.


DRACULA L’IMPALATORE: DA QUI LA LEGGENDA?
Il voivoda Vlad III è stato celebre fonte di ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker per la creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo. Lo strumento di tortura preferito da Vlad III fu l’impalamento. I metodi d’impalamento erano sostanzialmente due: Il primo consisteva nell’uso di un’asta appuntita che trafiggeva il condannato all’altezza dell’addome per poi issarlo in alto. La morte poteva essere immediata o sopraggiungere dopo ore di agonia. Il secondo metodo d’impalamento consisteva nell’utilizzo di un’asta arrotondata all’estremità che cosparsa di grasso veniva inserita nel retto della vittima che poi veniva issata e tenuta infilzata, il peso stesso del condannato faceva penetrare l’asta all’interno del corpo e la morte sopraggiungeva dopo anche due giorni di lenta agonia. Dracula apprese questa forma di supplizio dai turchi, adattandola poi alle sue più specifiche richieste: creò metodi diversi per impalare i ladri, i guerrieri nemici, gli ambasciatori del Sultano, i traditori ecc. I ricchi corrotti venivano impalati stendendoli più in alto degli altri o facendo ricoprire l’asta d’argento. Per i mercanti (etnia zingari o nomadi) fece incidere delle tacche sull’asta, al fine di aumentare il tempo dell’agonia. Nella città di Sibiu, nel 1460 Vlad Tepes fece impalare 10.000 persone, e cosparse alcuni corpi con miele per attirare ogni tipo di insetto. Le donne macchiatesi di tradimento nei confronti del marito venivano impalate davanti alla loro casa.
Lo stesso Dracula amava assistere all’agonia dei suppliziati, tanto da prendere l’abitudine di banchettare in mezzo alle forche su cui erano gli impalati.


LA STORIA DI FAMIGLIA
Anche se il castello di Bran viene presentato ai turisti come il castello di Dracula, in verità questo castello venne costruito dai sassoni di Brasov. Il vero castello di Dracula, ora in rovina, è situato sulle rive dell’Arges ed è la fortezza di Poenari.
Vlad Tepes, nato a Sighisoara nel 1431 e morto nel 1476 sui monti Carpazi, era un principe voivoda della Valacchia e della Transilvania, regione centrale della Romania figlio di vlad II dracul governatore della Transilvania. Per la cronaca assassinò nel 1448 all’età di soli 17 anni suo zio Vladislao II il quale era salito al trono 10 anni prima uccidendogli il padre. L’intera famiglia di Vlad venne insignita della più alta onorificenza data dal sacro romano impero “l’ordine del drago”. Tepes deriva dalla parola romena l’impalatore poiché questa era la tecnica prediletta dal conte per uccidere i suoi nemici, non per altro si vantò di questo proprio con il re d’Ungheria, in una lettera datata 11 febbraio 1462 in cui scrisse di avere ucciso con questa tecnica ben 50.883 turchi in soli tre mesi.
Si è calcolato che nel corso della sua vita mandò a morte almeno 100.000 persone, escludendo i nemici caduti in battaglia. Particolarmente selvagge furono le persecuzioni nei confronti dei mercanti tedeschi, che dalla Transilvania scendevano in Valacchia: forse per questo le cronache sulle crudeltà di Vlad vengono quasi esclusivamente dalla Germania. Successivamente risolse, a suo modo, il problema dei questuanti del regno, riunendoli in un palazzo e dando loro fuoco. Sistemata la Valacchia, si trasferì in Transilvania, dove maggiore era il malcontento per le sue efferatezze.
La prima moglie fu proprio una sedicenne transilvana, comprata per cento sacchetti d’oro, dalla quale ebbe due figli, prima che la donna si suicidasse gettandosi dalle mura del castello di Curtea de Arges, per la cui costruzione Dracula aveva organizzato una vera e propria deportazione di massa. La seconda moglie, sposata per ragioni di stato, fu invece una parente del re ungherese Mattia Corvino, che era disposto ad aiutarlo a condizione che lui s’impegnasse militarmente contro i turchi. Ma Dracula in realtà ebbe molte amanti, che spesso trattava con estrema durezza.
Negli anni 1461-62 gli eserciti del conte Dracula Vlad Tepes fermarono a più riprese l’avanzata ottomana nei Balcani Famose le battaglie di Giurgiu e di Turnu. Il 5 febbraio 1462 egli inviò al re di Ungheria, Mattia Corvino un racconto dettagliato di una spedizione anti-turca con annesse 23.000 teste, tra cui molte di donne e bambini. Dracula era molto coraggioso sul campo di battaglia, amava dirigere i propri soldati combattendo in prima fila. In quegli anni, con un esercito di soli 30.000 uomini, si oppose praticamente da solo al dilagare dei turchi, il cui esercito nei Balcani superava le 250.000 unità. Applicò anche con successo la tattica della terra bruciata, ritirandosi senza lasciare nulla all’avversario, colpendolo poi con azioni di guerriglia (per esempio assalì di notte il campo di Maometto II, facendo migliaia di vittime) e frastornandolo con la guerra psicologica, come quando sbarrava la strada al nemico alzando muraglie di cadaveri di musulmani, presi prigionieri in precedenza. Nonostante queste vittorie, fu costretto a riparare in Transilvania, lasciando la Valacchia in mano turca. Gli ungheresi di Mattia Corvino pretendevano che Vlad si convertisse al cattolicesimo latino se voleva continuare a ricevere aiuti dalla chiesa romana (il cui papa allora era Pio II) e dagli stessi ungheresi. Vlad, che era del tutto indifferente alla religione, decide di convertirsi e partecipa in modo attivo negli anni 1462-74 ad altre campagne violente anti-turche. Nel 1476, grazie agli ungheresi, viene di nuovo messo sul trono di Valacchia, ma dopo due mesi muore in una battaglia nei pressi di Bucarest: sembrava avesse la meglio, ma, postosi su una collina per controllare dall’alto la situazione, fu scoperto e con l’aiuto di alcuni boiardi traditori venne ucciso. La testa gli fu tagliata e portata a Costantinopoli. Vlad venne sepolto da un gruppo di monaci nel monastero di Snagov, dove egli stesso avrebbe voluto. Subito fiorirono leggende su di lui e sulla maledizione di quel luogo. In realtà, per evitare profanazioni del cadavere, i monaci l’avevano sepolto in un’altra tomba, poco distante. Quando questa fu scoperta da due archeologi rumeni negli anni Trenta del XX sec., di Vlad non era rimasto che un abito di seta gialla coi bottoni d’argento. Ancora oggi in Romania Vlad viene considerato un eroe dell’indipendenza nazionale, anzi in un certo senso il fondatore dello Stato nazionale rumeno, in quanto segnò il passaggio in Valacchia e Transilvania dallo stato medievale a quello moderno e centralizzato, con Bucarest che da borgo contadino si trasformò in capitale.

1 commento:

  1. Interessante e ben scritto!Metterò un link sul post che avevo scritto dopo aver letto il romanzi:
    http://arteacolazione.blogspot.com/2009/11/dopo.html

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