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domenica 30 ottobre 2011

i rom non sono romeni

i rom non sono romeni 
spega che non bisogna confondere l etnia rom con la parola romania!



Spiega tramite un volantino che ROM non sta per Romania ma l'etnia ROM è una etnia di ceppo indiano con varie nazionalitàGli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni.



Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali: Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica).



A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord, e una lingua comune, il romanès o romani ©hib, diviso in svariati dialetti.



L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire.



La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale, essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita.



Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi.



I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione.



Circa 1’80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia.

giovedì 1 settembre 2011

Lecco: aggredita in centro da un ubriaco SENEGALESE




LECCO - Visibilmente alterato dai fumi dell'alcool, ha aggredito una donna con un bambino di un anno e mezzo. Sono stati attimi di terrore quelli che si sono vissuti martedì 30 agosto intorno alle 19 in vicolo San Giacomo, traversa di via Roma che porta a un supermercato. Alla fine è intervenuto il nucleo di polizia giudiziaria della Polizia locale, impegnata poco lontano per alcuni controlli contro l'accattonaggio. L'aggressore - un senegalese di 41 anni - è stato bloccato e condotto prima al comando di via Sassi e poi in Questura. In serata gli è stata formalizzata una denuncia per minacce e lesioni personali aggravate mentre la donna oggetto dell'aggressione ha riportato un grande spavento ed ha rifiutato il ricovero in ospedale per i controlli. Illeso, per fortuna, anche il bambino, rimasto comprensibilmente scosso dalla scena cui aveva dovuto assistere. L'episodio, ancora da valutare nei dettagli, è accaduto intorno alle 19. La donna - classe 1967 - si trovava con il bambino in vicolo San Giacomo quando è stata avvicinata dall'extracomunitario, con regolare permesso di soggiorno ma di fatto senza fissa dimora. Non è chiaro che cosa sia accaduto. Probabilmente la donna ha rifiutato di dare del denaro all'uomo che, complice lo stato di ebbrezza, ha dato in escandescenze. Insulti, minacce e poi ripetuti spintoni. Le grida della donna e l'accorrere dei passanti hanno fatto sì che una pattuglia della Polizia locale del comandante Franco Morizio intervenisse rapidamente, evitando così ulteriori conseguenze.
Non è stato semplice cercare di ricondurre alla ragione l'uomo mentre le due vittime - il bambino sotto schock e la donna - sono stati immediatamente soccorsi. Per loro, come detto, non ci sono state conseguenze fisiche. Condotto in via Sassi per l'identificazione, l'extracomunitario è stato poi portato in Questura. Il suo nome era già noto per un piccolo episodio di furto. Adesso è scattata una denuncia ben più grave.

mercoledì 31 agosto 2011

PIRATA DELLA STRADA ARRESTATO MERDOSO ALBANESE PER OMICIDIO COLPOSO NEL COMASCO


L’uomo è scappato ed è stato poi rintracciato dai carabinieri
Ha ucciso un uomo imboccando contromano, a bordo di una Fiat Punto, via De Gasperi ad Arosio. Inoltre, è fuggito senza nemmeno prestare soccorso alla vittima ed è stato trovato senza patente e con i valori di alcol quattro volte oltre il consentito.
Il responsabile dell’incidente è stato rintracciato a Giussano dai carabinieri della stazione di Mariano Comense. Aveva lasciato l’auto sul luogo dello schianto. È stato arrestato e condotto al Bassone, in attesa dell’interrogatorio del giudice per le indagini preliminari che si terrà nelle prossime ore nella struttura di Albate.
Il sostituto procuratore di turno in Procura a Como, il pubblico ministero Simone Pizzotti, ne chiederà la custodia cautelare in carcere.
La svolta nella vicenda si è avuta in serata dopo che i militari dell’arma, individuato a Giussano il pirata della strada, ovvero un 30enne albanese senza fissa dimora, hanno ottenuto dai test sulla presenza di alcol nel sangue la conferma che aspettavano: i valori erano infatti ben oltre la norma.
Per l’uomo dunque, nella notte, è scattato l’arresto e il trasporto in una cella del Bassone, dove dovrà rispondere delle pesanti accuse di omicidio colposo aggravato dalla guida in stato di ebbrezza, ma anche dall’omissione di soccorso e dall’essersi messo al volante nonostante la patente risultasse revocata per precedenti infrazioni commesse contro il Codice della Strada. L’auto del 30enne albanese - una Fiat Punto - è stata sequestrata dai carabinieri, come pure la moto (una Yamaha V-Max) su era la povera vittima, Angelo Tanzi, 42 anni di Meda, travolto frontalmente dal mezzo che proveniva contromano lungo via De Gasperi. L’incidente è avvenuto ad Arosio, nel pomeriggio di domenica, intorno alle 16.30. Per la vittima non c’è stato purtroppo nulla da fare, nonostante l’immediato intervento sul posto sia di un’ambulanza della Croce Bianca di Mariano Comense, sia dell’elisoccorso per il trasporto d’urgenza in ospedale (che poi non è avvenuto). Mezz’ora di disperati tentativi di rianimazione, infatti, non è bastata per strappare il 42enne alla morte.
Il magistrato di turno che ha aperto il fascicolo sull’incidente e che ha iscritto sul registro degli indagati l’albanese, ha disposto l’autopsia sul corpo di Angelo Tanzi. Soltanto in seguito verrà dato il nulla osta per i funerali.

Pirelli, investimenti in Romania per 150 milioni tra 2010 e 2014

(Adnkronos) - Nel corso dell'incontro odierno, inoltre, Tronchetti Provera ha illustrato al premier le attivita' sociali e culturali avviate dal gruppo Pirelli in Romania, dalla partnership con l'Universita' di Craiova sui temi dell'innovazione tecnologica, al progetto di diffusione della cultura italiana a Slatina, dal sostegno alla collaborazione tra l'Ospedale di Milano Niguarda e quello di Slatina all'iniziativa InterCampus con Fc Internazionale Milano, progetto dedicato ai bambini che provengono da diverse realta' sociali.
''La visita del primo ministro Boc e' per tutti noi di Pirelli un motivo di orgoglio e testimonia le profonde relazioni esistenti tra il nostro gruppo e il Governo e le istituzioni locali. Dal 2005 a oggi, Pirelli e' diventata una realta' significativa in Romania, che per Pirelli costituisce uno dei mercati importanti per soddisfare con processi produttivi e prodotti di eccellenza non solo la domanda a livello locale, ma anche quella dei mercati emergenti dell'Europa dell'est'', ha dichiarato Tronchetti Provera.
''La Romania, dove in poco tempo ci siamo gia' radicati sia sul piano industriale sia sociale, e' un paese chiave per la crescita mondiale di Pirelli. La fabbrica per pneumatici vettura e lo stabilimento per la cordicella metallica di Slatina costituiscono nella strategia industriale del gruppo un punto di forza fondamentale. L'insediamento pneumatici e' uno dei piu' grandi stabilimenti per pneumatici vettura al mondo e consente a Pirelli di soddisfare la richiesta del mercato nei segmenti Premium, che crescono a ritmi elevati sia in Europa sia nel resto del mondo'', ha sottolineato Giuseppe Cangelosi, direttore generale Pirelli Tyres Romania.

I rom non sono romeni!

I ROM NON SONO ROMENI

In Italia
Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali:
I ROM NON SONO ROMENIRom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire.
La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1’80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.
L’arrivo in Italia
L’origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l’itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall’India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l’Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all’assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l’attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l’arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all’epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall’Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l’Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall’interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla “memoria” e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l’arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un’anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: “A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone…… ” Dalle “grida” e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).
I Rom abruzzesi
I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all’essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l’attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L’istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l’esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un’intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l’onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall’etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d’azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall’insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l’immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l’una e l’altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all’imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati “gavalé” e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all’interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all’esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l’etica romanès e che infondono nei Rom l’arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.
La lingua
La lingua dei Rom abruzzesi detta “romanès” o “romaní ©hib” è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell’Italia centromeridionale a testimonianza dell’itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell’India verso occidente.

martedì 30 agosto 2011

VITERBO, MINACCIA E VIOLENTA MOGLIE E FIGLIA. ARRESTATO ITALIANO


VITERBO - Gli uomini della Squadra mobile di Viterbo hanno arrestato un quarantaduenne su cui ora gravano le pesanti accuse di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, minacce verbali e a mano armata. Nei suoi confronti il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'arresto è scaturito da una delicata indagine condotta dalla stessa Squadra mobile, che ha svelato il clima di terrore e vessazione in cui madre e figlia erano costrette a vivere, minacciate e violentate dall'uomo.

Reggio Emilia, badante russa rapina anziani: bottino 30 mila euro ‎

Scoperta dall'uomo, lo ha aggredito per guadagnare la fuga. Nella sua borsa trovati altri 30 mila euro in contanti
REGGIO - Chiamati per una "normale" lite casalinga, i carabinieri hanno invece arrestato una badante russa di 39 anni, Galina Tokareva, che aveva appena rapinato il proprio assistito, un pensionato di 81 anni.
L’origine dei fatti nella tarda mattinata di sabato quando una pattuglia è intervenuta in un condominio di viale Olimpia a seguito di una chiamata ricevuto da uno dei condomini. All’arrivo dei militari la badante si è barricata in casa, impedendo di fatto l’accesso agli uomini dell'Arma. Sentendo le urla dell'anziano, i carabinieri hanno tuttavia forzato la porta e sono entrati in casa. Qui, dalla testimonianza dell'anziano, gli operanti hanno appurato che la russa era stata sorpresa a rubare 1.300 euro e, di contro, aveva reagito aggredendo il pensionato per cercare di fuggire. La somma è stata effettivamente trovata nelle tasche della donna e restituita all'81enne.
Galina Tokareva, 39 anni, arrestata per rapinaGalina Tokareva, 39 anni, arrestata per rapina

Ma per i carabinieri le "sorprese" sono proseguite: nella borsa tenuta a tracolla dalla badante, in un apposito doppio fondo ricavato tra la pelle e la fodera, i militari hanno sequestrato quattro mazzi di contante in banconote di vario taglio per poco meno di 29 mila euro. La donna si è affrettata a chiarire che era il frutto di anni di lavoro, ma i carabinieri hanno preferito effettuare accertamenti per stabilire la provenienza di tutto quel denaro. Mentre l’anziano è stato condotto al pronto soccorso per curare le lesioni riportate (ne avrà per 5 giorni), la badante è invece stata arrestata con l'accusa di rapina.





lunedì 29 agosto 2011

lettera di un papà di etnia rom

Florin è un rom, papà anche lui di tre figli che vanno a scuola, la maggiore Alexandra è già alle medie. Non ha un indirizzo vero perché ha subito numerosi sgomberi in questi ultimi due anni; a quello del novembre 2009 nel mio quartiere, Rubattino, ne sono seguiti tanti altri. Ogni volta è così: lui trovava un accordo con qualcuno per collocare il suo camper, pagando un modico affitto con il lavoro che ha, part time, all'Amsa. Poi dura poco, chiamano la polizia per mandarli via perché vedono che sono in tanti, lui coi figli e la moglie, il fratello con la sua numerosa famiglia.

domenica 28 agosto 2011

I rom non sono romeni!

I ROM NON SONO ROMENI
di Costel Antonescu
In Italia
Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali:
Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire. La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1’80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.
L’arrivo in Italia
L’origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l’itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall’India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l’Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all’assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l’attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l’arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all’epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall’Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l’Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall’interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla “memoria” e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l’arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un’anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: “A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone…… ” Dalle “grida” e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).
I Rom abruzzesi
I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all’essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l’attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L’istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l’esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un’intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l’onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall’etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d’azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall’insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l’immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l’una e l’altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all’imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati “gavalé” e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all’interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all’esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l’etica romanès e che infondono nei Rom l’arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.
La lingua
La lingua dei Rom abruzzesi detta “romanès” o “romaní ©hib” è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell’Italia centromeridionale a testimonianza dell’itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell’India verso occidente.


Ultimo aggiornamento (Venerdì 08 Ottobre 2010 17:28)

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Rom bosniaci invadono la Magliana

Quasi un centinaio di rom bosniaci accampati fuori, nei furgoni parcheggiati in strada, e oltre quaranta rom croati sistemati dentro il capannone di uno stabilimento nautico ora in disuso. La comparsa dei senzatetto all'altezza del civico 297 di via della Magliana si è verificata in un batter d'occhio, da Ferragosto in poi. Creando non poco malumore tra i residenti e non solo. Nella scuola media «Quartararo» il custode e la sua famiglia sono rimasti senza acqua: pare che i rom bosniaci abbiano manomesso le bocchette idriche alle quali si accede forzando gli sportelli montati sul muro di cinta che costeggia il marciapiede, lasciando la famigliola a secco per qualche giorno. Poi vigili urbani del XV Gruppo e pompieri hanno sistemato il danno causato dai predoni dell'acqua. Ma è solo un anticipo della tensione che sembra destinata a salire con l'apertura della scuola, situata proprio davanti all'ingresso dei capannoni della «Vela de Mar». I carabinieri della vicina stazione di Villa Bonelli hanno già ricevuto i primi esposti. La situazione però non sembra di facile soluzione. I militari hanno denunciato 43 romeni per invasione e occupazione di edificio privato. Inoltre, controllando il territorio hanno scoperto che in un appartamento in zona si trovavano alcune ragazze rom, sospettando lo sfruttamento della prostituzione. Il XV Municipio è stato informato, così come la Prefettura e il Comune per un eventuale sgombero. Eppure i rom sono ancora lì. «Noi non ce ne andiamo - dicono - Prima di arrivare qui abbiamo chiesto al Campidoglio una sistemazione a Prima Porta ma ci hanno detto che non era possibile. Il proprietario del capannone - assicurano - ci ha detto che possiamo rimanere basta che puliamo e non creiamo problemi. Oltre agli adulti ci sono anche venti bambini: dove li portiamo, dove andiamo a dormire?». La loro versione però è tutta da verificare. La Municipale sta cercando di contattare il proprietario per capire se ha davvero autorizzato i rom, se ha chiesto loro dei soldi oppure è all'oscuro della presunta occupazione. «La presenza costante e invasiva dei nomadi a Magliana - interviene il consigliere Pdl del XV Municipio, Augusto Santori - è favorita purtroppo dal ritorno dei rom nei pressi del viadotto della Magliana nonché sulle aree golenali del Tevere, ove proliferano nuovi stanziamenti abusivi di fortuna. Il contesto di Magliana rischia per questo di esplodere, considerato che sono in aumento le frizioni tra la cittadinanza residente e i nomadi che quotidianamente invadono il quartiere»


albanese bastardo seviziava donne e le constringeva a prostituirsi sulla strada!

Fermato Ilir Kadiu, 30enne albanese pregiudicato
Le donne sono romene di 24 e 18 anni

Ilir KadiuIlir Kadiu

Costringeva due donne a prostituirsi per avere denaro con cui giocare alle slot machine e ai video poker. Ilir Kadiu, trentenne albanese, pregiudicato e nullafacente, è stato fermato lunedì scorso dai carabinieri di Bologna: l'uomo, residente a Ravarino, nel Modenese, è accusato di aver sfruttato, per tre mesi, due ragazze romene di 24 e 18 anni. Le due donne alloggiavano in un appartamento affittato da Kadiu a Crevalcore. La prostituzione, invece, spaziava da Anzola dell'Emilia a Modena e Cervia.
L'INDAGINE - L'indagine è partita dalla denuncia presentata dalla più giovane delle due ragazze ai carabinieri di Anzola: ai militari la ragazza ha segnalato la scomparsa della connazionale, raccontando che si trattava di una cugina con la quale divideva un'abitazione in via Gramsci a Modena. Versione che non ha convinto i carabinieri. Così i militari, dopo aver messo sotto osservazione l'appartamento modenese, hanno visto come stavano realmente le cose: le due donne, con botte e minacce dell'albanese, erano costrette a prostituirsi. Per quanto riguarda la 24enne, secondo i militari la ragazza sarebbe riuscita a sfuggire trovando rifugio in un luogo sicuro.
L'OPERAZIONE - L'uomo è stato fermato, insieme alla 18enne, proprio nell'appartamento di Crevalcore: all'interno i Carabinieri hanno trovato anche una pistola scacciacani, circa 1.000 euro in banconote di vario taglio e svariato materiale inerente all'attività di prostituzione (preservativi ed indumenti succinti). Le indagini hanno permesso inoltre di acclarare che Kadiu, mentre la 24enne si prostituiva, restava in zona sottoponendola a numerosi controlli telefonici e diretti. Lo sfruttatore cambiava spesso il luogo dove far prostituire le donne, decidendo sulla base di stime sui proventi nelle varie zone (giudicati superiori a Modena e a Cervia) e sulla possibilità di evitare i controlli da parte delle forze dell'ordine. Gli inquirenti, inoltre, hanno verificato che anche l'appartamento di Crevalcore veniva usato come luogo per consumare rapporti sessuali, fissati con appuntamenti telefonici, tra la 24enne e clienti abituali (circa una decina) a cui la donna aveva fornito il numero nel corso di precedenti adescamenti lungo la strada. Nella giornata di ieri il fermo di Kadiu è stato convalidato dal Gip e l'albanese si trova ora agli arresti domiciliari.

venerdì 17 giugno 2011

NAPOLI L ETNIA ROM E SINTI PER SCONFIGGERE PAURE E PREGIUDIZI

NAPOLI , all’Hotel Mediterraneo (via Ponte di Tappia n. 25) Oltre 100 giornalisti, studenti, operatori dell’informazione per l’ultimo appuntamento di Newsrom, informare senza pregiuzi. Un grande successo per l’iniziativa di sensibilizzazione sulle tematiche di rom e sinti.
“Zingari: di regola passano per una razza spregevole” Alla lettera Z dell’Enciclopedia italiana, la Treccani, nel 1949, un anno dopo la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo i rom non sono ancora considerati esseri umani.
E oggi, chi ha paura dei rom? Per un italiano su due la loro presenza diventa emergenza. Un antinomadismo alimentato anche dalla disinformazione. Per informare senza pregiudizi si è svolto a Napoli all’Hotel Mediterraneo (via Ponte di Tappia, 25) il terzo appuntamento di “Newsrom”, iniziativa organizzata dall’Associazione giornalisti scuola di Perugia nell’ambito della campagna Dosta promossa dal Consiglio europeo, coordinata e finanziata dall’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali del Ministero delle Pari Opportunita’, che conclude a Napoli un percorso partito a Roma lo scorso 23 marzo con tappa a Milano il 12 maggio.
Ad aprire l’evento, moderato da Dario Moricone, giornalista di Televideo, le parole del Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che ha espresso la propria vicinanza e apprezzamento per l’iniziativa che Ministero e Unar hanno scelto di sostenere e promuovere.
“Sono convinta che un’efficace lotta alle discriminazioni ed una vera integrazione passino anche attraverso una informazione giusta, di qualità e senza pregiudizi, in una parola sola: “corretta”. Occorre stare molto attenti a come vengono raccontate le vicende, le storie, solitamente di cronaca nera, che riguardano persone, generalmente e sbrigativamente chiamate “zingari”, ma che, innanzitutto, sono uomini e donne che appartengono ad una realtà culturale complessa, diversa dalla nostra, che merita di essere approfondita e compresa”.
Sono considerati “nomadi”, anche se solo una piccola percentuale di loro (40mila su 150mila) vive nei campi. Sono soprattutto bambini. Si dice che non vadano a a scuola, uno stereotipo alimentato dall’ignoranza e dall’isolamento, che inizia sui banchi di scuola.
“La pedagogia zingara nasce negli anni Sessanta – spiega Luca Bravi, docente presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università degli Studi di Firenze – non è passato molto tempo da quando c’erano classi per soli rom”.
Fino agli anni Ottanta nelle scuole italiane sono esistite classi differenziate. “La progettazione educativa e sociale rivolta ai rom e ai sinti ha continuato a conservare una visione stereotipata dello “zingaro”. Ha prodotto la ghettizzazione ed il rifiuto del “campo nomadi”, un luogo che la cultura maggioritaria ha edificato per quei soggetti che immaginava stranieri e nomadi. Rom e sinti in realtà sono oggi soprattutto stanziali e per la metà dei 150mila presenti in Italia – lo 0,2 per cento dell’intera popolazione della penisola di cittadinanza italiana”.
Alexandro il Biondino e Carol Faccia da pugile. I due romeni accusati dello stupro del parco romano della Caffarella, poi scoperti innocenti, per giorni sono stati sbattuti in prima pagina. Perché? “Era necessario trovare due colpevoli”, sostiene Bianca Stancanelli, inviato di Panorama. Quali sono i meccanismi della cattiva informazione?
“E’ molto difficile parlare di rom se non attraverso luoghi comuni: ladri, zingari. L’informazione è disposta a occuparsi di rom e sinti solo quando segue lo stereotipo: quando, come si dice nel giornalismo, l’uomo morde il cane, altrimenti non fa notizia. Per i rom è esattamente il contrario: o se ne parla male, o non appare sui giornali”.
Stancanelli ha anche osservato la ricorrenza sui media delle parole rom e nomadi nell’arco di un anno, tra il 2009 e il 2010. “Ho fatto uno studio negli archivi dell’Ansa: in un anno nel notiziario generale si parlava di rom in 289 casi, nel regionale la parola nomadi balzava fuori 904 volte, in pochissimi casi però erano notizie correlati ad episodi positivi. Mentre gli esempi ci sono. Per esempio la storia di Laura Halinovich, giovane regista autrice del film “Io, la mia famiglia rom e Woody Allen”.
Eva Ciuk, documentarista e giornalista della Tgr Rai in Friuli Venezia Giulia ha lavorato su queste tematiche nelle scuole primarie e medie con il progetto “Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?”. Il volume è stato proposto in molti istituti, suscitando domande e riflessioni sulla realtà dei popoli rom e sinti. “Sono stata in Kosovo cinque anni dopo la guerra. Qui è nato il progetto, per raccontare ai bambini attraverso una stessa fiaba con caratteristiche diverse – non c’è il bosco incantato, non c’è il panierino con il buon cibo, non c’è la mantellina rossa – la verità su rom e sinti, spesso misconosciuta”.
Simone D’Antonio di Cittalia – Fondazione Anci, sottolinea che “in Italia esistono profonde differenze e attraverso il lavoro che Cittalia ha realizzato, su impulso dell’ufficio di Bruxelles, sono stati raccolti dati sorprendenti, che rivelano una situazione importante e complessa”.
Gli ultimi casi di cronaca offrono lo spunto per le riflessioni e gli interventi del secondo tempo della conferenza. Si riparte con la costruzione degli stereotipi.
Donatella Trotta, giornalista del Mattino, afferma che “il punto di partenza per costruire una nuova cultura è l’empatia”. E si interroga su come sia possibile, informando, sradicare certe attitudini.
Don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, che sui rom ha un’esperienza ventennale, ci dà la sua testimonianza diretta: “A Napoli il discorso sui rom parte di Ponticelli, in seguito a un presunto tentativo di rapimento di un neonato. Quel giorno Napoli si è svegliata diversa”. Inoltre Don Gino Battaglia fa notare che “in base al rapporto conclusivo di indagine del Senato della Repubblica gli zingari in Italia sono pochi, due terzi vengono dalla ex Jugoslavia, un terzo dalla Romania, tutti gli altri e sono la stragrande maggioranza sono italiani”.
“In Italia esistono i campi ed esistono gli sgomberi, questo è assurdo. Dagli anni ottanta abbiamo alimentato una zona di marginalità grave –aggiunge Don Battaglia – e questo è vero per Napoli ma non solo. La situazione che ne deriva è degenerata. Ad esempio, nei campi sono comparsi traffico di droga e prostituzione, anche maschile, che pima non esistevano e ora alimentata dalla politica degli sgomberi. Il denaro pubblico che è stato speso per questi interventi è ingente e questo impone una riflessione seria. Forse una politica abitativa sarebbe stata più opportuna. Oggi va riscritta una nuova pagina di storia, cancellando il passato. Quello dei rom è un popolo di bambini, questa pagina “nuova” la possiamo ancora scrivere e dobbiamo batterci insieme a loro per farlo”. Per info: www.newsrom.it

mercoledì 20 aprile 2011

romania forte ripresa economica grazie anche all umento numerico di imprese e aziende italiane che operano in romania

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - , 18 apr - *** Romania: economia in ripresa, per l'Italia e' partner strategico Il quadro macroeconomico della Romania, Paese in cui si registra la maggior concentrazione unitaria di imprese italiane all'estero, appare in netto miglioramento: dopo un 2010 in fase di rallentamento, le previsioni del 2011 indicano una moderata ripresa del PIl (nell'ordine dell'1,5%) destinata ad acquisire progressivamente di consistenza per riportare il tasso di crescita di nuovo su livelli elevati ( +4,5% ) gia' nel 2011. E' l'effetto previsto dalle misure draconiane di riduzione della adottate dal Governo di che, in cambio, si appresta ad accrescere gli stanziamenti per investimenti e ricerca. Si aggiungono il progetto di legge di riforma del Diritto del Lavoro in senso piu' liberistico all'esame del parlamento, mentre la pressione fiscale sulle imprese, gia' relativamente bassa, potrebbe essere ulteriormente ridotta per incentivare soprattutto gli . Procedono anche le riforme nel settore della giustizia e nella lotta alla corruzione ed alla cattiva amministrazione. Gradualmente, insomma, la Romania si appresta a riprendere lo sviluppo asiatico degli anni pre-crisi: in tale contesto, la crescita delle esportazioni negli ultimi mesi ha ridato fiato anche alla moneta locale, al massimo valore da undici mesi dopo una significativa caduta in concomitanza con il periodo della crisi mondiale. In questo contesto si inserisce anche la previsione di un ulteriore rafforzamento della presenza italiana. In particolare, una recente indagine di Sergio Mariotti e Marco Mutinelli ( 2010) sottolinea la tendenza degli investimenti esteri diretti dell'Italia a privilegiare il 'near-shoring' nel senso che a breve termine le imprese del appaiono orientate a privilegiare mercati vicini geograficamente e stabili politicamente. Si aggiunge l'ulteriore fenomeno del 'backshoring' cioe' del possibile ritorno di aziende e capitali che sembravano ormai tentati da orizzonti geografici di internazionalizzazione piu' lontani. Fenomeno alimentato anche dai rischi di instabilita' emersi in e . In questo contesto appare come oltremodo positiva la recente apertura a Bucarest di un ufficio della SACE responsabile per tutto l'est Europa e il ritorno della Simest, autorizzata di nuovo ad operare in questo Paese. La Romania infatti riveste per l'Italia, un'importanza strategica come dimostrano i tremila Tir che operano giornalmente collegando i e i circa 450 voli diretti settimanali da e verso l'Italia. Un importante sforzo per misurare la realta' sottostante a questo quadro e' stato recentemente fatto dall'Istat che ha pubblicato un rapporto sulla presenza delle imprese italiane in Romania. I dati su cui si basa l'analisi risalgono al 2008 ma gia' allora erano insediate in Romania 3.777 a totale controllo italiano, per un totale di 138mila addetti. Rispetto alla situazione attuale il numero e' probabilmente sottostimato. Ad esempio, dai registri della Camera di Commercio della Romania, alla fine del 2010, emerge che le imprese con partecipazione italiana al erano 29.750. Va aggiunto pero' che i criteri di selezione dei soggetti delle due indagini sono molto differenti e la stessa rumena fonte specifica che le imprese operative tra quelle identificate, erano poco meno di 20.000. Mdn (RADIOCOR) 18-04-11 14:28:06 (0220) 5 NNNN

Visualizza altro http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-924959/notiziario-farnesina-iniziative/#ixzz1K2xnX6FN

bimbo di 6 anni gravissimo dopo pestaggio da parte di 3 giovani di etnia rom

MILANO - Un bambino di sei anni è stato picchiato e mandato in ospedale, in gravi condizioni, da alcuni compagni di scuola a Catanzaro. L'aggressione è avvenuta nell'istituto comprensivo Casalinuovo venerdì scorso, ma si è saputo solo nelle scorse ore.
 
AGGRESSIONE - Secondo quanto riferito dal bambino, due compagni di etnia rom lo tenevano fermo mentre un terzo lo prendeva a calci all'altezza del ventre. Dopo una notte insonne il piccolo ha accusato malori e la febbre. Domenica mattina è stato sottoposto a una tac dalla quale è risultato un ematoma che è stato aspirato in un intervento chirurgico. Il bambino è ricoverato tuttora in prognosi riservata all'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

giovedì 24 marzo 2011

martedì 15 marzo 2011

35 italiani chiedono asilo politico nella ricca e serenissima repubblica di san marino

(ANSA) - SAN MARINO, 14 MAR - Sono 35 gli imprenditori italiani che hanno chiesto la residenza a S.Marino in base alla nuova legge, e il numero potrebbe aumentare. La nuova norma (del 2010) prevede che gli imprenditori che investono, trasferiscono capitali produttivi o assumono personale nella Repubblica possono far domanda di residenza.

''In questo momento delicato della nostra economia - ha detto il segretario agli esteri Antonella Mularoni - abbiamo intenzione di utilizzare la legge sulle residenze in maniera positiva per il Paese''. (ANSA).

San Marino T70A

forza nuova vuole annettere la repubblica sammarinese all italia!

[La Tribuna]Saluti romani, inni fascisti, 363 iscritti e un programma che si snocciola in otto punti. E’ il profilo di Forza Nuova San Marino, attivo su Facebook assieme a quello delle altre sezioni locali e cittadine della formazione di estrema destra fondata nel 1997 da Roberto Fiore e Massimo Morsello. Il programma. Nella pagina di Forza Nuova San Marino si possono leggere gli otto punti del programma proposto dal movimento politico: abrogazione delle leggi abortiste; famiglia e crescita demografica al centro della politica di rinascita nazionale; blocco dell’immigrazione e avvio di un umano rimpatrio; messa al bando di massoneria e sette segrete; sradicamento dell’usura e azzeramento del debito pubblico; ripristino del concordato e difesa delle tradizioni; abrogazione delle leggi liberticide Mancino e Scelba; formazione di corporazioni per la difesa dei lavoratori e delle comunità nazionale.
Nessun riferimento esplicito, quindi, alla Repubblica di San Marino, ma solo alla realtà italiana.
Gli altri temi. Navigando sulla pagine di Forza Nuova San Marino si incontra anche la posizione del movimento su altre questioni: “No all’adozione ai gay”, “chiudere i campi nomadi ed espellere i rom”, “no alla droga”.
Riferimenti al fascismo. Il gergo utilizzato dagli iscritti sulla pagine del movimento rimanda senza possibilità di equivoci al fascismo. Da “nobis”, preso dal saluto “A noi” a “saluti romani”, senza dimenticare “camerata”, “appellativo in uso tra i militanti del Partito nazionale fascista italiano e successivamente tra gli appartenenti a gruppi di estrema destra” scrive il dizionario Sabarini Coletti

martedì 8 marzo 2011

il killer di yara forse è una donna per gli inquirenti

Novità di rilievo sul caso di Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate di Sopra, il cui cadavere è stato ritrovato a Chignolo d'Isola, alcuni giorni fa.
Si ipotizza che la ragazza sia stata uccisa il giorno stesso della sua scomparsa, le ferite che ha sul corpo, data la debole intensità con cui sono state inferte, potrebbero esserle state sferrate da una donna. Yara sarebbe riuscita a scappare, ma poi sarebbe stata raggiunta e avrebbe cercato di difendersi, a questo punto sarebbe stata strangolata.
Se l'omicidio fosse stato effettuato da una donna cadrebbe il movente sessuale e si aprirebbero nuovi scenari.
Per gli esperti la persona che ha ucciso Yara potrebbe essere alta un metro e 75 centimetr ed avere un peso compreso tra i 73 e i 77 kg.
Intanto si è saputo che un coltello è stato trovato da un passante, nei pressi di una cabina elettrica, in una zona di Bonate Sopra, a metà strada tra il paese di Yara Gambirasio e il punto in cui è stato ritrovato il suo cadavere. I tecnici cercheranno di stabilire se la lama è compatibile con le ferite riscontrate sul corpo di Yara.

lunedì 7 marzo 2011

Apocalisse: un asteroide colpirà la terra

La data prevista per l’impatto è il 21 Marzo del 2014 e le conseguenze sarebbero devastanti, pari a 20 milioni di bombe atomiche.
L’ allarme arriva da un gruppo di Astronomi Americani del Lincoln Near Asteroid Research program di Socorro, New Mexico( USA).
Gli esperti seguono attentamente la traiettoria dell’ asteroide anche se ipotizzano che lo scontro sul nostro pianeta ha 1 possibilità su 909.000, con una valutazione di 1 su 10 su scala Torino, una sorta di scala Mercalli del cielo.

dalla russia con amore

Crisi istituzionali varie ed eventuali non sembrano fermare la nostra ottima intesa con la Russia. Nel nuovo vertice sono entrate in gioco tante questioni importanti: energia, ovviamente, banche, ma anche aeronautica e logistica militare. Si tratta di quattro settori economici importantissimi e che vale la pena esaminare uno alla volta.
Silvio Berlusconi e Dmitrij Medvedev
Nel campo energetico sono sicuramente avvenute le trattative più importanti. Due figure d’eccezione gli attori in scena: Alexey Miller, amministratore delegato di Gazprom, e Paolo Scaroni, suo alter ego all’Eni, hanno intavolato la cessione al colosso russo dela 50% della quota detenuta dall’Eni (circa il 33%) nel consorzio per lo sviluppo del giacimento petrolifero di Elephant in Libia. Situato nella zona desertica sud occidentale del Paese, a circa 800 km da Tripoli, il giacimento è stato il punto più controverso e complicato nelle varie trattative. Putin stesso, infatti, era intervenuto per bloccare il tutto: l’intesa raggiunta il 16 febbraio, un giorno prima che scoppiasse la polveriera libica, aveva messo tutti d’accordo. Ma dopo la serie di fatti susseguitisi nel Paese di Gheddafi, Vladimir Putin ha messo voce in capitolo chiudendo ogni possibilità: “Al momento non ci sono le condizioni necessarie per la realizzazione dei piani formulati dai partner russi e italiani per lavorare insieme nel mercato libico. Chi andrebbe li?”. Sarebbe stato un colpo pesantissimo per l’Eni. Con la crisi libica in atto, infatti, la società italiana si trova già in difficoltà per la situazione presente soprattutto in Cirenaica: in questa regione, ora praticamente fuori dal controllo statale, Eni produce il 90% del petrolio complessivamente estratto in Libia. Varie opere di mediazione, e alcuni spiragli che portano verso una risoluzione negoziata della crisi libica, hanno convinto i russi a tornare sui propri passi. La quota ceduta da Eni a Gazprom tocca i 170 milioni di dollari. Inoltre è stato siglato il contratto di compravendita per il gas prodotto nei giacimenti siberiani di Severengia, compagnia partecipata da Gazprom, Eni e anche dall’Enel. Si tratta di accordi inseriti nel piano della partnership strategica già concordata cinque anni fa, e che impegna le due società nella realizzazione congiunta di progetti, tra i quali il tanto agognato South Stream.
Il secondo punto in questione riguardava le banche. Il gruppo Assicurazioni Generali, la grande compagnia di assicurazioni italiana con sede principale a Trieste, ha acquisito l’1% della Vtb, la seconda banca statale russa, il cui 10% era stato messo in vendita nell’ambito di un piano di privatizzazione statale dell’istituto. Valutata in circa 300 milioni di dollari questa operazione sembra nascondere più di un retroscena, e quello che balza di più all’occhio è quello politico nell’ottica di una partnership italo-russa nel settore bancario. Il primo azionista del gruppo assicurativo italiano (13,47%) è, infatti, Mediobanca, che tra i soci conta il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intimo amico di Putin.
Dall’operazione, Mosca incasserà oltre 3,2 miliardi di dollari. Ed entro cinque anni, dalla vendita di asset pubblici, si attendono in totale introiti per quasi 32 miliardi di dollari, considerando, inoltre, che il capitale complessivo per il 75% è ancora detenuto dai russi stessi.
Un Superjet 100
Ma parliamo di aerei, il terzo punto delle trattative. Medvedev, durante la sua visita a Roma, ha discusso con Berlusconi riguardo l’eventuale acquisto da parte di Alitalia degli aerei russi Sukhoi Superjet 100, velivoli di linea regionale di nuova generazione sviluppati, guarda caso, dal gruppo russo in collaborazione con Alenia Aeronautica, società del gruppo Finmeccanica. La cooperazione tra i due Paesi nel settore delle costruzioni aeronautiche è uno degli argomenti principali delle trattative. Il Superjet 100, infatti, ha recentemente ottenuto la certificazione Ue, senza la quale Alitalia tentennava e ha pensato di virare verso i brasiliani Embraer, acquistandone un blocco da 20 velivoli. Gli Erg-190 della Embraer posseggono già tutti i certificati del caso e pare che lo sforzo diplomatico brasiliano per convincere Alitalia sia molto intenso. In questo senso conta molto la situazione di Finmeccanica, le cui oscillazioni del titolo in borsa, dipendono parecchio dall’esito che avrà l’offerta di Superjet International, la joint-venture al 51% di Alenia Aeronautica e al 49% della russa Sukhoi, ad Alitalia per i SuperJet 100.
Quarto e ultimo punto, la logistica militare. Il nostro ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, hanno sottoscritto un accordo bilaterale sul transito di aereo di materiali non sensibili e personale militare per l’Afghanistan. Un accordo analogo a quello firmato a Sochi lo scorso 3 dicembre sul traffico ferroviario. Questi due accordi, distinti tra loro ma fortemente legati, rappresentano, infatti, un’alternativa valida alla rotta aerea di “Al Baaten”, base militare degli Emirati Arabi Uniti situata a pochi chilometri da Abu Dhabi, un percorso molto lungo ed esposto nell’ultimo tratto alle incursioni talebane. Per quanto riguarda la questione aerea, infatti, ora sarà possibile sfruttare il cosiddetto “corridoio nord” che attraversa, invece, Slovenia, Croazia, Ungheria, Ucraina, Federazione russa, Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan per giungere, infine, in Afghanistan. L’accordo risulta importante soprattutto perché modificherà radicalmente modalità e costi della catena logistica approntata per alimentare il contingente italiano in Afghanistan. Un’intesa bilaterale in cui l’Italia diventa mediatrice del più ampio programma di accordo e cooperazione tra Nato e Russia per la gestione della crisi afghana.

italiano tentò di stuprare ragazzina salvato dalla cagnetta ,rito immediato per lo stupratore italiano

MILANO - Quattordicenne è stata salvata dallo stupro mentre bigiava la scuola dal cane dell'aggressore, Briciola, che abbaiava mentre il padrone la palpeggiava e lo ha distratto, permettendole di divincolarsi e fuggire. È accaduto lo scorso settembre, nei giardinetti di via Costantino Baroni, nel quartiere Gratosoglio. Oggi per l'uomo, identificato e arrestato il 18 febbraio, è arrivata la richiesta di giudizio immediato per violenza sessuale e sequestro di persona. La richiesta è stata formulata dal pubblico ministero Giovanni Polizzi al giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Domanico davanti al quale, nei giorni scorsi, la vittima ha testimoniato con la formula dell'incidente probatorio che cristallizza la prova nel contraddittorio tra le parti, in previsione di un processo. Briciola, una bastardina nera, non ha solo salvato la 14enne, ma ha portato anche all'identificazione del suo padrone attraverso l'analisi da parte dei carabinieri della compagnia di Porta Magenta dei dati dell'anagrafe canina. La studentessa ha poi riconosciuto cagnolina e proprietario in mezzo a un centinaio di fotografie mostratele dai militari. L'indagato è un ristoratore italiano di 40 anni, incensurato e convivente nel quartiere in cui è avvenuta l'aggressione con una donna e la figlia di 6 anni. È stato individuato dopo cinque mesi di ricerche e poi ha confessato. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, la mattina del 20 settembre la vittima, che studia in un istituto tecnico, aveva deciso di saltare la prima ora di scuola e presentarsi in classe alla lezione successiva. Zaino in spalla, era uscita di casa alla solita ora e intorno alle 9 si è fermata nei giardinetti vicino all'istituto. Seduta su una panchina, è stata avvicinata da Briciola, seguita poco dopo dal padrone, che aveva appena accompagnato la figlia a scuola. Due chiacchiere e l'invito in un bar vicino per offrirle un cappuccino. Poi, conquistata la fiducia della ragazzina, l'uomo l'ha afferrata per il collo appena fuori dal locale e trascinata con la forza di nuovo nel parco. Dopo aver legato il cane alla panchina, il 40enne le ha strappato i vestiti , ma Briciola ha cominciato ad abbaiare creando una grande confusione. Così, mentre lo stupratore si è distratto per zittirla, la 14enne gli ha tirato un calcio ed è scappata. Poche ore dopo la denuncia e la visita all'Svs della Mangiagalli.

Maresciallo arrestato per tentata violenza sessuale su 12enne

ore 14:08 - 
MILANO - Un Maresciallo dell'Esercito Italiano è stato arrestato oggi, con l'accusa di tentata violenza sessuale sui minori. L'uomo aveva puntato gli occhi sulla figlia di una conoscente e l'aveva contattata via Facebook. portando la discussione via via sul lato erotico e sessuale. Ma i genitori della ragazza, pur non sapendo chi ci stava dall'altra parte del Pc, si sono rivolti ai Carabinieri e, insieme ai Carabinieri, hanno deciso di tendere una trappola. La 12enne ha accettato un appuntamento ed è andata; ma al momento in cui è salita in macchina, sono intervenuti i Carabinieri che hanno arrestato l'uomo.
Questo perchè si è rispolverata una vecchia sentenza della Cassazione del 1993, in cui si dice che laddove un minore di 14 anni salga nell'auto di un adulto con cui ha avuto rapporti - telefonici, telematici o di qualsiasi altro tipo - caratterizzati in senso sessuale (in questo caso c'erano i messaggi scambiati via Facebook), scatta il reato di tentata violenza sessuale. E quindi il Pm di Milano Piero Forno ha usato quel precedente per giustificare l'arresto.

anziana investita e uccisa per colpa di uno slavo albanese a milano

È morta nella notte scorsa Dora Panaro, l'anziana di 77 anni inve­stita sulle strisce pedonali mercole­dì sera a San Giuliano Milanese. Il pirata della strada che l'ha ammaz­zata fuggendo via e lasciandola ago­nizzante sull'asfalto è stato rintrac­ciato ieri dai carabinieri. Si tratta di un albanese residente a San Donato Milanese, D. A., 23 anni, con picco­li precedenti.
LA TRAGEDIA
Allo straniero le forze dell'ordine sono arrivate grazie al ritrovamento nei pressi del luogo dell'incidente della targa del l'auto, intestata alla fidanzata, staccatasi do­po l'impatto. La tragedia è avvenuta intorno alle 18.30, in via­le della Repubblica ango­lo via Cavalcanti. Le con­dizioni dell'anziana, che viveva a San Giuliano, sono apparse subito criti­che ai soccorritori del 118 giunti sul posto a bordo di due ambulanze. La donna, trasportata all'ospedale Hu­manitas di Rozzano, è deceduta nel corso della notte per i gravi traumi riportati nell'impatto.

martedì 1 marzo 2011

finita l autopsia per yara gambirasio

 MILANO, 1 MAR - Si e' conclusa la parte piu' importante dell'autopsia sul cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra il cui cadavere e' stato trovato sabato scorso in un campo di un paese vicino. Nel corso delle indagini sono state evidenziate le posizioni di alcune persone ritenute sospette, con cui ora verranno comparati i risultati autoptici. Biglietti e poesie sono stati lasciati per Yara all'esterno dell'istituto di medicina legale di Milano, dove e' stato eseguito l'esame autoptico.

domenica 27 febbraio 2011

yara è stata trovata ma morta non lontano da casa

Yara è morta, il corpo non lontano da casa
E ora si apre un giallo sul ritrovamento

La scoperta in un campo a 10 km da Brembate: indosso gli stessi abiti del giorno in cui sparì nel nulla. Gli inquirenti: difficile sia stata trasportata di recente, ma testimoni affermano che quella zona era stata attentamente perlustrata

BREMBATE - Si sono conclusi nel modo più drammatico tre mesi di angoscia. E' stato trovato il cadavere della giovane Yara Gambirasio (FOTO 1), scomparsa esattamente il 26 novembre a Brembate di Sopra. Il corpo della tredicenne è stato rinvenuto in una campo tra Madone e Chignolo d'Isola, a una decina di chilometri da Brembate di Sopra, il paese in cui la ragazza viveva con la famiglia, e a poche centinaia di metri dal centro di coordinamento delle ricerche. Era abbandonato in un campo incolto, fra l'erba alta, in posizione supina.

I rilievi sul luogo del ritrovamento 2

Il giallo. Yara era scomparsa il 26 novembre scorso. Ed è giallo su come il suo corpo possa essere arrivato in quel campo. C'è chi sostiene che possa essere stato portato lì addirittura in mattinata. Gli investigatori stanno ascoltando un testimone che dice di aver visto un'auto partire a tutta velocità dal sentiero dove è stato rinvenuto il corpo. Lo stato di decomposizione, però, sembra rendere insostenibile questa tesi: saranno gli accertamenti scientifici da eseguire nei prossimi giorni a confermarla o smentirla. Gli investigatori hanno acquisito le immagini
di alcune telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento. E Giovanni Valsecchi, capo della Protezione civile di Brembate, conferma che "la zona è stata perlustrata e controllata più volte in questi tre mesi". Alcuni testimoni comunque hanno riferito di aver saputo da altri (e quindi indirettamente) che un'auto è stata vista oggi sfrecciare in via Bedeschi, fermarsi per un attimo e poi ripartire. Sempre secondo le voci, una vettura sarebbe stata effettivamente trovata abbandonata nella zona, ma questo ulteriore particolare è stato smentito dagli investigatori.
Ma il corpo di Yara "era nascosto dalle sterpaglie, non così in vista da poter essere notato da chi attraversava la zona". precisa un inquirente. Inoltre, secondo un investigatore "nessuno ha mai parlato di una macchina vista allontanarsi a tutta velocità".

Intorno alle 20 è arrivata sul luogo del ritrovamento Cristina Catteneo, anatomopatologa specializzata nelle indagini sui cadaveri decomposti. Molto probabilmente la professionista è stata chiamata dagli investigatori proprio per valutare dallo stato del corpo e dalla postura la compatibilità con un abbandono improvviso e recente. Secondo indiscrezioni, lo stato del cadavere sarebbe di estrema fragilità, ma la parola definitiva non è stata ancora detta dagli investigatori, che al momento si riservano su entrambe le ipotesi.
L'autopsia sul corpo della ragazza sarà effettuata lunedì. Agli accertamenti autoptici dovrebbero partecipare, oltre al medico legale, anche un patologo e un genetista. Il corpo della ragazza è stato trasportato in serata all'Istituto di medicina legale di Milano. Alla partenza del feretro, applausi e pianti delle persone che si erano raccolte vicino al luogo del ritrovamento. Poco prima, avevano lasciato il luogo del ritrovamento sia il Questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, sia il magistrato titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri.

Luca Aresu, un giovane di Madone (bergamo) che ha partecipato tra novembre e dicembre alle ricerche di Yara con alcuni amici alpini e che spesso ha attraversato la zona dove oggi è stato trovato il cadavere della ragazza facendo jogging, esclude che il corpo sia rimasto lì per tre mesi. "E' una zona dove sono andato spesso a correre e che ho attraversato anche con il mio setter almeno un paio di volte. L'avremmo trovata diecimila volte. Tanta altra gente è passata di lì con i cani". Aresu definisce "remota" anche l'ipotesi che il corpo sia stato trasportato dal torrente Dordo che scorre nella zona di campagna dove è stato trovato il cadavere.
"Il corpo di Yara, pochi giorni fa non era nel punto in cui è stato trovato oggi": ne è sicuro Pierluigi Marra, sindaco di Chignolo d'Isola. "In questa zona - ha spiegato Marra - le squadre della Protezione civile e della polizia locale hanno effettuato diverse perlustrazioni, almeno tre, proprio lungo il sentiero in cui è stato trovato il cadavere".

La scoperta. A scoprire il corpo della tredicenne nascosto tra la fitta vegetazione del campo incolto, sarebbero stati dei ragazzi che stavano facendo volare un aereo da modellismo caduto proprio dove si trovava il cadavere. I giovani hanno avvertito un familiare che era con loro e che ha immediatamente chiamato gli investigatori.  Quest'ultimi hanno identificato Yara con indosso i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa. Anche l'apparecchio per ortodonzia insieme con l'abbigliamento, ha convinto gli investigatori di trovarsi di fronte al cadavere della ragazzina. I ragazzi sono stati sentiti a lungo dagli inquirenti per cercare di ricostruire esattamente il momento del ritrovamento del corpo ed anche per capire se abbiano visto qualcosa utile alle indagini.

Arrivano gli Ert. Sul posto sono stati chiamati a intervenire gli Ert, gli Esperti ricerca tracce della polizia, un reparto che dipende direttamente dalla Direzione centrale anticrimine. Si tratta degli stessi uomini intervenuti nell'omicidio del piccolo Tommaso Onofri, il bimbo rapito e ucciso a Casalbaroncolo. Gli Ert dispongono di apparecchiature altamente tecnologiche come il crimescope, un sistema di illuminazione a lunghezza d'onda selettiva per la ricerca di tracce, il sistema di misura laser tipo distanziometro, il metal detector selettivo, sistemi per evidenziare le impronte presenti o tracce di sangue.

Il precedente. Nella zona del ritrovamento, che è stata completamente transennata, ci sono molti capannoni, alcuni in costruzione, e il campo, molto esteso, si sviluppa proprio al termine degli edifici. L'area, in via Bedeschi, è la stessa in cui il 16 gennaio scorso era stato trovato il cadavere di un dominicano di 26 anni, ucciso probabilmente dopo una lite in discoteca.

L'annuncio in chiesa. "Devo darvi una brutta notizia. E' stato ritrovato un corpo, dovrebbe essere quello di Yara": così il parrocco di Brembate di Sopra, don Corinno Scotti si è rivolto ai suoi parrocchiani al termine della messa serale. Il sacerdote ha usato tutta la cautela del caso, ma fra i presenti c'è stato un profondo fremito e una sorta di boato ha percorso la chiesa. Il sindaco di Brembate di Sopra ha annunciato agli abitanti che, quando la tragica notizia sarà ufficialmente confermata, verrà proclamato il lutto cittadino.
Don Corinno ha descritto come "molto scosso" il padre di Yara. "Sono stato da loro con il sindaco - racconta il sacerdote - e ho parlato con il papà, la madre non se l'è sentita. Non ci siamo detti molto, l'ho abbracciato e mi è parso molto scosso, ma di una forza come sempre esemplare. Di fronte a una notizia tremenda come questa è stato molto dignitoso".

 
(26 febbraio 2011)

giovedì 24 febbraio 2011

BLOG-NEWS.IT UN NUOVO MODO DI FARE BUONA INFORMAZIONE E LIBERA!!

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MAXIRISSA CON FUCILI ALL AQUILA 3GIOVANI FERITI GRAVEMENTE

L’Aquila. Un apprezzamento di troppo fatto ad alcune ragazze ha scatenato la violenta rissa avvenuta ieri sera all’interno di un locale che si trova nei pressi della stazione ferroviaria a L’Aquila. Uno studente universitario, infatti, aveva infastidito con pesanti apprezzamenti delle ragazze che in quel momento ballavano con alcuni amici. Questi ultimi hanno subito reagito, facendo scatenare la rissa.

A quel punto uno studente, di origine calabrese, ha chiamato al cellulare il fratello che è giunto precipitosamente sul posto a bordo di una Fiat croma, ha investito alcuni ragazzi che si trovavano all’esterno del locale, è sceso dall’auto impugnando un fucile e, mentre minacciava i presenti, ha fatto salire a bordo dell’auto il fratello e insieme si sono dati alla fuga.

Sul posto è subito intervenuta la Squadra Volante della Questura de L’Aquila ed un’ambulanza che ha trasportato i feriti al Pronto Soccorso. Immediatamente sono partite le ricerche dell’auto, ritrovata poi nella zona di Pettino. Ne è seguita una perquisizione effettuata all’interno dell’abitazione, dove è stato rinvenuto il fucile, posto sotto sequestro.

I responsabili sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria e l’autovettura sequestrata. Gli autori della rissa sono stai denunciati in stato di libertà per i reati di rissa, lesioni personali ed omissione di soccorso. I tre ragazzi feriti, invece, sono stati medicati dai medici del pronto soccorso per ematomi e fratture, giudicati guaribili con una prognosi fino a trenta giorni.

Bimbi di etnia rom morti nel rogo, Alemanno accusato di omicidio colposo

ROMA - Il sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato denunciato per l'omicidio colposo dei quattro bimbi rom morti nel rogo di una baracca a Tor Fiscale lo scorso 6 febbraio a Roma. L'ex senatore dei Verdi e ora presidente dell'associazione "A buon diritto" Luigi Manconi ha presentato questa mattina in procura un esposto per denunciare l'inerzia del primo cittadino della capitale che avrebbe «omesso completamente lo svolgimento dei suoi doveri. Si tratta di un esposto dettagliato - ha spiegato Manconi - tutto è tranne che una provocazione. Non è un atto retorico o demagogico ma un'azione giudiziaria. Quella di Alemanno è una gestione totalmente irresponsabile del fenomeno».

Per il portavoce di Alemanno l'accusa è irricevibile. «Reputo davvero squallido e vergognoso - ha commentato Simone Turbolente - che a distanza di due settimane dall'accaduto ancora qualcuno abbia voglia di speculare sulla tragedia. In merito alla farneticazione dell'ex senatore dei Verdi di "l'inerzia" rispetto alle segnalazioni, gli facciamo presente, cosa già chiarita per tutti ma, evidentemente non per lui, che la segnalazione ricevuta faceva riferimento a un diverso campo rispetto a quello nel quale si è verificata la tragedia e che il campo segnalato era stato sgomberato a dicembre».

Sono diverse le accuse mosse al primo cittadino. Una comunicazione del comandante dei carabinieri del Lazio Vincenzo Senatore, datata 4 maggio 2010, in cui si informava il gabinetto del sindaco dell'insediamento abusivo e dell'alto rischio di incendio a causa della presenza di fornelli da campeggio e bombole gpl, due lettere, una inviata dalla Polizia municipale il 21 maggio 2010 e l'altra dalla presidente del IX municipio Susi Fantino una settimana dopo, in cui si denunciava la situazione «drammatica» dell'insediamento. Sono questi alcuni dei documenti a cui si fa riferimento nell'esposto e con i quali si accusa Alemanno di omissioni nella sua funzione pubblica.

«Quel luogo era stato segnalato più e più volte all'amministrazione - ha detto il presidente del IX Municipio di Roma Susi Fantini - La cosa che fa riflettere è che nei rapporti dei sopralluoghi dei carabinieri si parla dell'alto rischio d'incendi che potevano essere causati dalla vicinanza di fornelli e bombole gpl a materiali come legni o stracci». «Il sindaco riveste una funzione di garanzia di controllo del territorio in quanto ufficiale di Protezione civile - ha spiegato l'avvocato Alessandro Gamberini -. Nonostante i tanti avvisi inviati non ci sono notizie che attestino iniziative da parte del sindaco per risolvere la situazione».