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mercoledì 31 agosto 2011

PIRATA DELLA STRADA ARRESTATO MERDOSO ALBANESE PER OMICIDIO COLPOSO NEL COMASCO


L’uomo è scappato ed è stato poi rintracciato dai carabinieri
Ha ucciso un uomo imboccando contromano, a bordo di una Fiat Punto, via De Gasperi ad Arosio. Inoltre, è fuggito senza nemmeno prestare soccorso alla vittima ed è stato trovato senza patente e con i valori di alcol quattro volte oltre il consentito.
Il responsabile dell’incidente è stato rintracciato a Giussano dai carabinieri della stazione di Mariano Comense. Aveva lasciato l’auto sul luogo dello schianto. È stato arrestato e condotto al Bassone, in attesa dell’interrogatorio del giudice per le indagini preliminari che si terrà nelle prossime ore nella struttura di Albate.
Il sostituto procuratore di turno in Procura a Como, il pubblico ministero Simone Pizzotti, ne chiederà la custodia cautelare in carcere.
La svolta nella vicenda si è avuta in serata dopo che i militari dell’arma, individuato a Giussano il pirata della strada, ovvero un 30enne albanese senza fissa dimora, hanno ottenuto dai test sulla presenza di alcol nel sangue la conferma che aspettavano: i valori erano infatti ben oltre la norma.
Per l’uomo dunque, nella notte, è scattato l’arresto e il trasporto in una cella del Bassone, dove dovrà rispondere delle pesanti accuse di omicidio colposo aggravato dalla guida in stato di ebbrezza, ma anche dall’omissione di soccorso e dall’essersi messo al volante nonostante la patente risultasse revocata per precedenti infrazioni commesse contro il Codice della Strada. L’auto del 30enne albanese - una Fiat Punto - è stata sequestrata dai carabinieri, come pure la moto (una Yamaha V-Max) su era la povera vittima, Angelo Tanzi, 42 anni di Meda, travolto frontalmente dal mezzo che proveniva contromano lungo via De Gasperi. L’incidente è avvenuto ad Arosio, nel pomeriggio di domenica, intorno alle 16.30. Per la vittima non c’è stato purtroppo nulla da fare, nonostante l’immediato intervento sul posto sia di un’ambulanza della Croce Bianca di Mariano Comense, sia dell’elisoccorso per il trasporto d’urgenza in ospedale (che poi non è avvenuto). Mezz’ora di disperati tentativi di rianimazione, infatti, non è bastata per strappare il 42enne alla morte.
Il magistrato di turno che ha aperto il fascicolo sull’incidente e che ha iscritto sul registro degli indagati l’albanese, ha disposto l’autopsia sul corpo di Angelo Tanzi. Soltanto in seguito verrà dato il nulla osta per i funerali.

Pirelli, investimenti in Romania per 150 milioni tra 2010 e 2014

(Adnkronos) - Nel corso dell'incontro odierno, inoltre, Tronchetti Provera ha illustrato al premier le attivita' sociali e culturali avviate dal gruppo Pirelli in Romania, dalla partnership con l'Universita' di Craiova sui temi dell'innovazione tecnologica, al progetto di diffusione della cultura italiana a Slatina, dal sostegno alla collaborazione tra l'Ospedale di Milano Niguarda e quello di Slatina all'iniziativa InterCampus con Fc Internazionale Milano, progetto dedicato ai bambini che provengono da diverse realta' sociali.
''La visita del primo ministro Boc e' per tutti noi di Pirelli un motivo di orgoglio e testimonia le profonde relazioni esistenti tra il nostro gruppo e il Governo e le istituzioni locali. Dal 2005 a oggi, Pirelli e' diventata una realta' significativa in Romania, che per Pirelli costituisce uno dei mercati importanti per soddisfare con processi produttivi e prodotti di eccellenza non solo la domanda a livello locale, ma anche quella dei mercati emergenti dell'Europa dell'est'', ha dichiarato Tronchetti Provera.
''La Romania, dove in poco tempo ci siamo gia' radicati sia sul piano industriale sia sociale, e' un paese chiave per la crescita mondiale di Pirelli. La fabbrica per pneumatici vettura e lo stabilimento per la cordicella metallica di Slatina costituiscono nella strategia industriale del gruppo un punto di forza fondamentale. L'insediamento pneumatici e' uno dei piu' grandi stabilimenti per pneumatici vettura al mondo e consente a Pirelli di soddisfare la richiesta del mercato nei segmenti Premium, che crescono a ritmi elevati sia in Europa sia nel resto del mondo'', ha sottolineato Giuseppe Cangelosi, direttore generale Pirelli Tyres Romania.

I rom non sono romeni!

I ROM NON SONO ROMENI

In Italia
Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali:
I ROM NON SONO ROMENIRom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire.
La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1’80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.
L’arrivo in Italia
L’origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l’itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall’India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l’Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all’assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l’attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l’arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all’epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall’Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l’Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall’interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla “memoria” e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l’arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un’anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: “A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone…… ” Dalle “grida” e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).
I Rom abruzzesi
I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all’essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l’attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L’istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l’esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un’intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l’onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall’etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d’azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall’insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l’immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l’una e l’altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all’imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati “gavalé” e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all’interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all’esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l’etica romanès e che infondono nei Rom l’arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.
La lingua
La lingua dei Rom abruzzesi detta “romanès” o “romaní ©hib” è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell’Italia centromeridionale a testimonianza dell’itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell’India verso occidente.

martedì 30 agosto 2011

VITERBO, MINACCIA E VIOLENTA MOGLIE E FIGLIA. ARRESTATO ITALIANO


VITERBO - Gli uomini della Squadra mobile di Viterbo hanno arrestato un quarantaduenne su cui ora gravano le pesanti accuse di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, minacce verbali e a mano armata. Nei suoi confronti il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'arresto è scaturito da una delicata indagine condotta dalla stessa Squadra mobile, che ha svelato il clima di terrore e vessazione in cui madre e figlia erano costrette a vivere, minacciate e violentate dall'uomo.

Reggio Emilia, badante russa rapina anziani: bottino 30 mila euro ‎

Scoperta dall'uomo, lo ha aggredito per guadagnare la fuga. Nella sua borsa trovati altri 30 mila euro in contanti
REGGIO - Chiamati per una "normale" lite casalinga, i carabinieri hanno invece arrestato una badante russa di 39 anni, Galina Tokareva, che aveva appena rapinato il proprio assistito, un pensionato di 81 anni.
L’origine dei fatti nella tarda mattinata di sabato quando una pattuglia è intervenuta in un condominio di viale Olimpia a seguito di una chiamata ricevuto da uno dei condomini. All’arrivo dei militari la badante si è barricata in casa, impedendo di fatto l’accesso agli uomini dell'Arma. Sentendo le urla dell'anziano, i carabinieri hanno tuttavia forzato la porta e sono entrati in casa. Qui, dalla testimonianza dell'anziano, gli operanti hanno appurato che la russa era stata sorpresa a rubare 1.300 euro e, di contro, aveva reagito aggredendo il pensionato per cercare di fuggire. La somma è stata effettivamente trovata nelle tasche della donna e restituita all'81enne.
Galina Tokareva, 39 anni, arrestata per rapinaGalina Tokareva, 39 anni, arrestata per rapina

Ma per i carabinieri le "sorprese" sono proseguite: nella borsa tenuta a tracolla dalla badante, in un apposito doppio fondo ricavato tra la pelle e la fodera, i militari hanno sequestrato quattro mazzi di contante in banconote di vario taglio per poco meno di 29 mila euro. La donna si è affrettata a chiarire che era il frutto di anni di lavoro, ma i carabinieri hanno preferito effettuare accertamenti per stabilire la provenienza di tutto quel denaro. Mentre l’anziano è stato condotto al pronto soccorso per curare le lesioni riportate (ne avrà per 5 giorni), la badante è invece stata arrestata con l'accusa di rapina.





lunedì 29 agosto 2011

lettera di un papà di etnia rom

Florin è un rom, papà anche lui di tre figli che vanno a scuola, la maggiore Alexandra è già alle medie. Non ha un indirizzo vero perché ha subito numerosi sgomberi in questi ultimi due anni; a quello del novembre 2009 nel mio quartiere, Rubattino, ne sono seguiti tanti altri. Ogni volta è così: lui trovava un accordo con qualcuno per collocare il suo camper, pagando un modico affitto con il lavoro che ha, part time, all'Amsa. Poi dura poco, chiamano la polizia per mandarli via perché vedono che sono in tanti, lui coi figli e la moglie, il fratello con la sua numerosa famiglia.

domenica 28 agosto 2011

I rom non sono romeni!

I ROM NON SONO ROMENI
di Costel Antonescu
In Italia
Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali:
Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un’origine comune, L’india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L’opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire. La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell’Italia e i Rom nell’Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1’80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.
L’arrivo in Italia
L’origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l’itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall’India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l’Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all’assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l’attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l’arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all’epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall’Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l’Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall’interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla “memoria” e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l’arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un’anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: “A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d’Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone…… ” Dalle “grida” e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).
I Rom abruzzesi
I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all’essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l’attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L’istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l’esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un’intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l’onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall’etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d’azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall’insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l’immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l’una e l’altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all’imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l’assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l’individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati “gavalé” e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all’interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all’esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l’etica romanès e che infondono nei Rom l’arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.
La lingua
La lingua dei Rom abruzzesi detta “romanès” o “romaní ©hib” è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell’Italia centromeridionale a testimonianza dell’itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell’India verso occidente.


Ultimo aggiornamento (Venerdì 08 Ottobre 2010 17:28)

« Convalido l'iscrizione di questo blog al servizio Paperblog sotto lo pseudonimo giornaleitaliano ».

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Rom bosniaci invadono la Magliana

Quasi un centinaio di rom bosniaci accampati fuori, nei furgoni parcheggiati in strada, e oltre quaranta rom croati sistemati dentro il capannone di uno stabilimento nautico ora in disuso. La comparsa dei senzatetto all'altezza del civico 297 di via della Magliana si è verificata in un batter d'occhio, da Ferragosto in poi. Creando non poco malumore tra i residenti e non solo. Nella scuola media «Quartararo» il custode e la sua famiglia sono rimasti senza acqua: pare che i rom bosniaci abbiano manomesso le bocchette idriche alle quali si accede forzando gli sportelli montati sul muro di cinta che costeggia il marciapiede, lasciando la famigliola a secco per qualche giorno. Poi vigili urbani del XV Gruppo e pompieri hanno sistemato il danno causato dai predoni dell'acqua. Ma è solo un anticipo della tensione che sembra destinata a salire con l'apertura della scuola, situata proprio davanti all'ingresso dei capannoni della «Vela de Mar». I carabinieri della vicina stazione di Villa Bonelli hanno già ricevuto i primi esposti. La situazione però non sembra di facile soluzione. I militari hanno denunciato 43 romeni per invasione e occupazione di edificio privato. Inoltre, controllando il territorio hanno scoperto che in un appartamento in zona si trovavano alcune ragazze rom, sospettando lo sfruttamento della prostituzione. Il XV Municipio è stato informato, così come la Prefettura e il Comune per un eventuale sgombero. Eppure i rom sono ancora lì. «Noi non ce ne andiamo - dicono - Prima di arrivare qui abbiamo chiesto al Campidoglio una sistemazione a Prima Porta ma ci hanno detto che non era possibile. Il proprietario del capannone - assicurano - ci ha detto che possiamo rimanere basta che puliamo e non creiamo problemi. Oltre agli adulti ci sono anche venti bambini: dove li portiamo, dove andiamo a dormire?». La loro versione però è tutta da verificare. La Municipale sta cercando di contattare il proprietario per capire se ha davvero autorizzato i rom, se ha chiesto loro dei soldi oppure è all'oscuro della presunta occupazione. «La presenza costante e invasiva dei nomadi a Magliana - interviene il consigliere Pdl del XV Municipio, Augusto Santori - è favorita purtroppo dal ritorno dei rom nei pressi del viadotto della Magliana nonché sulle aree golenali del Tevere, ove proliferano nuovi stanziamenti abusivi di fortuna. Il contesto di Magliana rischia per questo di esplodere, considerato che sono in aumento le frizioni tra la cittadinanza residente e i nomadi che quotidianamente invadono il quartiere»


albanese bastardo seviziava donne e le constringeva a prostituirsi sulla strada!

Fermato Ilir Kadiu, 30enne albanese pregiudicato
Le donne sono romene di 24 e 18 anni

Ilir KadiuIlir Kadiu

Costringeva due donne a prostituirsi per avere denaro con cui giocare alle slot machine e ai video poker. Ilir Kadiu, trentenne albanese, pregiudicato e nullafacente, è stato fermato lunedì scorso dai carabinieri di Bologna: l'uomo, residente a Ravarino, nel Modenese, è accusato di aver sfruttato, per tre mesi, due ragazze romene di 24 e 18 anni. Le due donne alloggiavano in un appartamento affittato da Kadiu a Crevalcore. La prostituzione, invece, spaziava da Anzola dell'Emilia a Modena e Cervia.
L'INDAGINE - L'indagine è partita dalla denuncia presentata dalla più giovane delle due ragazze ai carabinieri di Anzola: ai militari la ragazza ha segnalato la scomparsa della connazionale, raccontando che si trattava di una cugina con la quale divideva un'abitazione in via Gramsci a Modena. Versione che non ha convinto i carabinieri. Così i militari, dopo aver messo sotto osservazione l'appartamento modenese, hanno visto come stavano realmente le cose: le due donne, con botte e minacce dell'albanese, erano costrette a prostituirsi. Per quanto riguarda la 24enne, secondo i militari la ragazza sarebbe riuscita a sfuggire trovando rifugio in un luogo sicuro.
L'OPERAZIONE - L'uomo è stato fermato, insieme alla 18enne, proprio nell'appartamento di Crevalcore: all'interno i Carabinieri hanno trovato anche una pistola scacciacani, circa 1.000 euro in banconote di vario taglio e svariato materiale inerente all'attività di prostituzione (preservativi ed indumenti succinti). Le indagini hanno permesso inoltre di acclarare che Kadiu, mentre la 24enne si prostituiva, restava in zona sottoponendola a numerosi controlli telefonici e diretti. Lo sfruttatore cambiava spesso il luogo dove far prostituire le donne, decidendo sulla base di stime sui proventi nelle varie zone (giudicati superiori a Modena e a Cervia) e sulla possibilità di evitare i controlli da parte delle forze dell'ordine. Gli inquirenti, inoltre, hanno verificato che anche l'appartamento di Crevalcore veniva usato come luogo per consumare rapporti sessuali, fissati con appuntamenti telefonici, tra la 24enne e clienti abituali (circa una decina) a cui la donna aveva fornito il numero nel corso di precedenti adescamenti lungo la strada. Nella giornata di ieri il fermo di Kadiu è stato convalidato dal Gip e l'albanese si trova ora agli arresti domiciliari.